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Nell’ambito della letteratura, per questa prima edizione del Road Art Fest, si è deciso di coinvolgere una compagnia teatrale nella lettura di brani, tratti dalle opere letterarie dei grandi autori nordeuropei: Jon Fosse, Johannes Vilhelm Jensen, Halldór Kiljan Laxness ed Hallgrímur Helgason.
Regia Elisa Farina, in scena Alessio Colella
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Jon Fosse – Haugesund (Norvegia), drammaturgo poeta e romanziere norvegese classe 1959, staziona nei piani alti del teatro contemporaneo e l’ascesa è stata rapidissima in patria, dove in dieci anni è diventato l’autore più rappresentato dopo Ibsen, e altrettanto veloce in Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia. In Italia ha trovato ampio consenso nei cartelloni di importanti rassegne teatrali, quali Quartieri dell’Arte di Viterbo, Intercity a Sesto Fiorentino, Asti Teatro. Walter Malosti con la messinscena di Inverno, anche interprete con Michela Cescon, ha ottenuto il Premio Ubu 2004 come migliore novità drammaturgia straniera.
È un cimitero l’ambiente in cui si colloca la scena unica di Sogno d’autunno (Draum om Hausten del 1998). Fosse approfondisce la poetica dell’attesa e dell’oblio, intrecciando più livelli narrativi sfasati nel tempo e nelle azioni. Nell’incontro tra l’Uomo, sposato con figli, e la Donna, si pone il vuoto di un comune vissuto assai misterioso. Non accade nulla, frammenti di vita di incrociano nell’effimera manciata di pochi minuti. Si muovono spettri di vecchi nomi, case antiche, remoti amori e anziani genitori in attesa di sepoltura. Emerge l’incapacità dell’Uomo di rapportarsi alla transitorietà della vita, rimanendo bloccato in una situazione di attesa e di straniamento. Alla fine, come in altre commedie di Fosse, l’Uomo se ne va senza lasciare il segno della sua presenza.

Johannes Vilhelm Jensen, Copenaghen (Danimarca , noto anche come Johannes V. Jensen, è stato uno scrittore e poeta danese, spesso considerato il primo grande scrittore danese del XX secolo. Vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1944
Il Lungo Viaggio compone di 6 libri separati. Il lavoro non è stato originariamente concepito come un cerchio narrativo continuo dello sviluppo dell’esistenza umana da prima della glaciazione ai tempi moderni. È stato sviluppato in tappe. Lavoro intensificato dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sotto l’influenza di distruzione e uccisioni di massa. I sei libri furono pubblicati insieme nel 1938.
Il ghiacciaio presenta nel suo realismo un’interpretazione antropologica e mitico-poetica del panorama di un’era primitiva in cui la vegetazione tropicale della penisola scandinava scompare a causa di espansione istidsbræens. Gli esseri umani e la maggior parte degli animali muoiono o fuggono verso sud. Con una sola eccezione, solitario ragazzo che riprende la lotta con se stesso e contro il freddo che vuole uccidere la sua ascia di pietra.

Halldór Kiljan Laxness – Reykjavik (Islanda), nato Halldór Guðjónsson, è stato uno scrittore islandese, insignito del premio Nobel nel 1955 “per la sua opera epica che ha rinnovato l’arte e la letteratura islandese. Inizialmente influenzato in poesia dal surrealismo e dall’espressionismo e in prosa da un forte senso patriottico, a partire dagli anni Trenta, invece, il suo idealismo venne scalzato dalla presa di coscienza della realtà sociale: è il momento in cui si avvicina al socialismo e alle questioni umanitarie. Fu uno dei maggiori esponenti della narrativa islandese del Novecento, cantore critico, spesso crudo e privo di retorica, della storia, della natura e della civiltà del suo paese.
Sotto il ghiacciaio Il ghiacciaio è lo Shnaeffell, lo stesso da cui partì la spedizione di “Viaggio al centro della terra” di Jules Verne, guidata da un professore tedesco di mineralogia, il tipico scienziato pazzo, che si calò nel cratere di un vulcano spento per riemergere agli antipodi, dentro un altro vulcano, lo Stromboli. Nel 1968, poco più di cent’anni dopo, Halldòr Laxness si ispira a questo mitico romanzo di fantascienza e insieme ne fa una parodia, giocando sui luoghi comuni, su tutte le sciocchezze che raccontano sull’Islanda quelli che non ci sono mai stati
Il concerto dei pesci I pesci possono cantare? Si può restare fedeli alle radici quando la vocazione artistica spinge a varcare i propri confini? Alle soglie del XX secolo l’Islanda si affaccia alla modernità di un mondo globalizzato: Reykjavík si appresta a diventare una capitale dominata dai mercanti, ma ai suoi margini, nel borgo di Brekkukot, l’ipocrisia e l’arroganza della borghesia emergente restano fuori dalla casupola di torba del vecchio Björn, un pescatore stagionale che resiste alla logica mercantile con illuminata testardaggine. Fedele alla ruvida, ma generosa etica tradizionale, Björn offre ospitalità a un campionario di personaggi stravaganti nel suo sottotetto: qui vedrà la luce anche il piccolo Alfgrímur, abbandonato dalla madre e destinato a seguire sul mare il “nonno adottivo”. Ma è cantando ai funerali nel cimitero sotto casa, che il giovane deciderà di dedicarsi alla musica, alla ricerca “di un’unica nota pura”, un ideale unisono fra talento artistico e limpidezza di cuore. Avviato agli studi, Alfgrímur si troverà diviso tra l’idillico microcosmo della sua infanzia e il richiamo di un mondo complesso, ambiguo e attraente, incarnato dalla enigmatica figura di Garoar Hólm, il cantante lirico celebre in tutto il mondo che in patria nessuno ha mai sentito cantare. Laxness guarda con ironia e nostalgia al mondo della sua infanzia, in un romanzo di formazione di un’artista e di un’intera nazione, sospesa fra tradizione e innovazione.

Hallgrímur Helgason  (in foto) – Reykjavík (Islanda) è uno scrittore, drammaturgo, pittore e autore radiofonico televisivo e cinematografico islandese.
Toxic è un romanzo è scritto in chiave ironica, che tratta di un killer croato che finisce in Islanda a fare il predicatore televisivo, e che segue appassionatamente l’Eurofestival e le sue canzoni. E’ una storia divertente, di evasione, ma scritta con intelligenza e maestria, non priva di qualche intento moralizzatore più o meno evidente, che ben descrive l’atmosfera islandese e lo scontro di culture provocato dalle perplessità di un croato che si trova catapultato, suo malgrado, in un ambiente per lui quasi irreale. La storia del fuorilegge che si finge prete per nascondersi è già stata sfruttata, ma è sempre fonte di interesse e di varie situazioni grottesche. In questo caso si tratta di Tom Boksic, detto “Toxic” croato di nascita, americano di adozione, fidanzato con una peruviana, che uccide per errore un pezzo grosso dell’FBI e si ritrova su di un volo per l’Islanda con in tasca il biglietto della sua ulteriore vittima, un predicatore televisivo. Il nuovo ruolo che deve accettare per forza e l’incontro con la figlia dei suoi ospiti insinuano in lui un cambiamento strisciante, ma inesorabile. Mentre cerca di capire e amare quel nuovo Paese d’adozione, Tom fa il punto sul suo passato, sulla guerra fratricida che lo ha coinvolto e che ha fatto di lui quello che è. E’ possibile sperare in una nuova vita? Se solo il passato potesse sparire del tutto, se solo non ci presentasse il conto prima o poi…. C’è molta autoironia nella scrittura di Helgason, la cui bravura principale in questo caso è quella di farci affezionare moltissimo a questo “antieroe”, malgrado sia tutto meno che positivo. Alla crescita interiore di Tom si intreccia la passione di croati e islandesi per l’Eurofestival, nel suo dualismo di competizione ma anche di legame fra i popoli. Un romanzo per sogghignare con ironia, ma anche per pensare e, spesso, per commuoversi.

101 Reykjavík è il codice postale di Reykjavík, la capitale islandese. Piccola ma aperta, allo stesso tempo sonnolenta e vivace come solo una capitale nordica può essere, questa particolare città è il teatro nel quale si svolge quello che è considerato il capolavoro di Hallgrímur Helgason, uno dei capisaldi della letteratura islandese e quasi un classico moderno in assoluto, e può vantare anche una riduzione cinematografica di discreto successo.
Pur non essendo un thriller né un noir, né’ un romanzo di azione né catastrofico, “101 Reykjavík” è talmente estremo da richiedere, nell’eventuale lettore, una mente molto aperta e uno stomaco molto forte. Non si tratta tanto delle situazioni che si presentano nella vita del protagonista, per quanto, a dir poco, insolite, quanto dei pensieri che gli frullano per la testa, leggermente più coerenti nelle poche occasioni in cui è sobrio rispetto a quando è ubriaco o sotto l’effetto di droga, quando le parole che gli attraversano la mente non sono che una frenetica catena di associazioni a volte apparentemente logiche, a volte completamente fuori tempo e luogo, una sorta di assurdo dormiveglia che gli atrofizza il cervello e fa da sfondo e colonna sonora alla sua autodistruzione.
Sesso, sesso, sesso: ecco cosa ha in testa il protagonista per la quasi totalità del tempo. Pensieri che ruotano intorno alla carne e spesso assumono contorni incestuosi, a volte addirittura blasfemi. Pensieri a briglia sciolta, senza censura né ritegno.

Den islandske forfatter Hallgrimur Helgason. PortrÊt

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